Scritto nel 1795, questo progetto etico-giuridico di Kant recepisce tutte le sollecitazioni di uno scenario politico internazionale in radicale mutamento e le assume nel quadro di una complessa riflessione teorica che spazia dalla fondazione di una moralità universale a una visione progressuale della storia, pur nello spazio incerto e tormentato della finitezza umana.
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La Rivoluzione americana, con il suo esito federalistico, e la Rivoluzione francese, con i princìpi accolti nella Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino, stimolano l'entusiasmo del filosofo tedesco, che con la teorizzazione etico-politica indica dei contenuti in grado di risolvere il carattere formale dell'imperativo morale.
La naturale tendenza al conflitto, l'individualismo più incontrollabile, e ancora l'ambizione e il desiderio di riconoscimento, di onore e potere sono per Kant le energie che innescano e mantengono in funzione il motore della storia, che generano disuguaglianza, oppressione, sfruttamento, privilegi e bisogni sempre più sofisticati e raffinati. Ma il vero progresso umano si misura con l'avanzare del diritto, che sostituisce l'arbitrio del più forte, regola l'antagonismo e apre la strada a un'«utopia ragionevole». In questo scritto la faticosa e delicata attività di modellare le istituzioni per una convivenza pacifica deve andare oltre il riconoscimento della realtà morale di individui e stati per proiettarsi verso il foedus pacificum.