Gli antichi Romani amavano la musica: lo scorrere della vita doveva spesso essere accompagnato da fenomeni sonori, se così tante sono le testimonianze letterarie, iconografiche e materiali che ci sono pervenute.
[...]
Nel passato questo versante è stato poco studiato, ma oggi, grazie alla maturazione epistemologica di diverse discipline ed all'uso intelligente di sofisticate tecnologie, nuove strade si sono aperte e anche l'archeologia può fornire un contributo originale. Superati alcuni problemi concettuali e metodologici, attraverso l'analisi di ogni aspetto della "cultura materiale" si può infatti tentare di ricostruire quali fossero nell'antichità i differenti modi di comporre, eseguire, ascoltare, trasmettere, insegnare, produrre, e pensare la musica (è questo un approccio attuale, che può contribuire a comprendere prospettive e tensioni della musica d'oggi). Il presente lavoro affronta i concetti che sono alla base dell'archeologia musicale, analizza lo status quaestionis delle ricerche, presenta l'applicazione concreta dei nuovi metodi nello studio effettuato dall'autore sull'orizzonte sonoro dell'antica area vesuviana, anche per la cultura musicale campo di ricerca privilegiato.
Lo trovi in
Scheda
PAVU9@Università Pavia. Biblioteca del Dipartimento di musicologia e beni culturali