«Era, Giani Stuparich, il maggiore superstite di quegli scrittori triestini la cui maturazione spirituale aveva coinciso con gli anni della prima guerra mondiale, e i cui precedenti letterari vanno cercati, oltre che in quel clima mitteleuropeo che è caratteristico della loro terra, posta all'incrocio di culture diverse, anche nell'ambito fiorentino delle esperienze vociane».
[...]
Così scriveva Arnaldo Bocelli su Il Mondo. Il lirismo lieve del gruppo de La Voce si congiunge, in questi racconti d'amore di sensualità discreta, alle atmosfere psicologiche rarefatte proprie della cultura della crisi di origine mitteleuropea.