Il 10 febbraio 1947, mentre l'Italia era immobile in uno sciopero generale di protesta, con le bandiere a mezz'asta in segno di lutto, a Parigi si firmava il trattato di pace che suggellava la sconfitta del nostro paese nel secondo conflitto mondiale.
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Le grandi potenze - Stati Uniti, Unione Sovietica, Gran Bretagna e Francia - avevano punito l'Italia per l'aggressione fascista, senza tenere conto della cobelligeranza. La delegazione, guidata da Alcide De Gasperi, era riuscita con grande sforzo a far sentire la propria voce durante i negoziati ma i suoi interventi non erano bastati a ottenere miglioramenti significativi. L'Italia fu costretta fra l'altro a importanti cessioni territoriali lungo i confini occidentali e orientali, a rinunciare alle colonie e a risarcire i danni di guerra. Né la classe politica né l'opinione pubblica erano pronte ad accettare tali clausole che ritenevano ingiuste e disonorevoli. A sessant'anni dalla firma, il volume ripercorre le vicende del trattato. Attraverso la storia dei negoziati e la reazione dell'opinione pubblica e del mondo politico, sono così illustrati in i significati del trattato per l'Italia e per la sua identità nazionale.