«Se non fosse sfruttato nel campo della riproduzione grafica, l'impiego della fotografìa sarebbe limitato ai ritratti familiari e alle foto delle cerimonie nuziali e in ogni caso sarebbe circoscritto a un numero molto contenuto di fruitori».
[...]
L'affermazione di Michael Langford mostra quanto sia importante il ruolo della riproduzione meccanica nella crescita attuale di influenza che la fotografìa registra all'interno della comunicaz$3ne. L'"Archivio" di Giovanni Giovannetti raccoglie un vasto repertorio internazionale di ritratti di narratori, poeti, saggisti e costituisce da quasi vent'anni un punto di riferimento privilegiato per le pagine culturali dei giornali e delle riviste. Il catalogo allestito non produce dissonanze tra la ricerca figurativa e l'uso commerciale che ne viene fatto, perché a suo fondamento sta la natura stessa della fotografìa, qui collocata sul crinale tra arte e commercio, tra creazione e funzione documentaria. Un archivio italiano esibisce 166 fotografìe a colori o in bianco e nero, lasciate nude a parlarsi sulla pagina o, di rado, accompagnate da brevi testi in versi o in prosa. In apertura, un saggio di Maria Antonietta Terzoli, "Fotografare l'artista", offre una chiave di lettura della scelta operata da Giovannetti. «Il corpus qui raccolto» scrive la Terzoli «propone un percorso inedito attraverso la cultura del Novecento italiana e svizzera di lingua italiana vista attraverso l'obiettivo di un fotografo simpatetico ai suoi oggetti, testimone o compagno di strada degli scrittori, artisti, poeti, letterati, attori o scienziati che fotografa». Nato nel 1955, Giovanni Giovannetti ha cominciato a fotografare giovanissimo nel 1972, e in parte la selezione è avvenuta dunque per ragioni generazionali. Ne derivano assenze obbligate, incontri mancati per contingenze imprevedibili. «Per il resto inclusioni e esclusioni discendono da un duplice criterio: il significato attribuito al personaggio fotografato in un ideale percorso della cultura italiana del secondo Novecento e il giudizio sul valore "estetico" della fotografìa che lo ritrae. L'ordine blandamente cronologico, a partire non dalla data della fotografìa, ma dalla data di nascita del fotografato - 1906 il primo, 1979 l'ultimo —, sembra suggerito anche da sottili corrispondenze tra le immagini». Si tratta dunque di fotografìe che veicolano comunicazione nel senso ampio del termine, risultato di interferenze tra ambienti già dati o accidentali e un'invenzione che si è lasciata guidare sapientemente dal caso.