Con questa opera Francis Fukuyama afferma che i più grossi sviluppi scientifici non possono che venire dalle biotecnologie, e per questo motivo si domanda come la possibilità di modificare il comportamento umano possa influire sulla democrazia liberale.
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Ricostruendo l'idea di uno scopo ultimo dell'uomo, da Platone e Aristotele fino alle moderne utopie totalitarie, Fukuyama arriva a concludere che il prezzo estremo della rivoluzione biotecnologica, la manipolazione del DNA umano, avrà profonde e terribili conseguenze sul nostro ordine politico e su quello che è il suo presupposto fondamentale: l'uguaglianza di tutti gli uomini secondo natura e dunque di fronte alle istituzioni.