Il testo analizza le condizioni di discriminazione lavorativa e abitativa e, più in generale, sociale ed umana in cui vivono attualmente gli immigrati in Italia.
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Tali condizioni non sono né contingenti né casuali, ma rappresentano la continuazione, in altre forme, in altri luoghi e in altri tempi, del secolare processo di assoggettamento delle popolazioni dei paesi "terzi" del mondo da parte dell'Occidente. Questo processo di inferiorizzazione materiale e simbolica degli immigrati pretenderebbe di cancellarne la soggettività, la visibilità sociale e politica, cioè la loro partecipazione al "discorso pubblico" e alla vita pubblica, lasciandoli comparire in essa solo come un pericolo, una minaccia da cui difendersi con tutti i mezzi possibili.
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