In un'epoca di autenticità costruita in laboratorio, ecco un libro nato e cresciuto sul campo che si legge come un romanzo e ci rende partecipi della vicenda rocambolesca e drammatica di un pugno di giovani nel Bronx.
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Adrian Nicole LeBlanc, seguendo un processo per droga, conosce lo spacciatore Boy George, la fidanzata Jessica e le loro famiglie di immigrati ispanici, e decide di accompagnarsi alle loro esistenze. Questa immersione totale nella realtà del ghetto newyorkese durerà dieci anni e darà vita a una suggestiva forma narrativa, originale e appassionata, che si divide fra testimonianza e reportage, a metà tra avvenimento giornalistico e romanzo-inchiesta, fiction e biografia, destinata a creare un precedente assai importante. Lo sguardo dell'autrice, purgato da qual-sivoglia pregiudizio o distorte ideologie, anima un mondo di spacciatori^adolescen-ti che si dibattono tra un amore adulto che genera ragazze madri quindicenni e l'eterno richiamo della strada e della malavita. Figli del caso che non sanno però affrancarsi dal destino dei loro genitori. Proprio intorno all'amore per i figli di queste famiglie cresciute per caso le vicende si annodano e trovano il loro centro propulsivo, l'energia di un loro singolare riscatto.
Non c'è allora tragedia in queste pagine, la forza del legame di sangue e di amicizia alleggerisce le storie di emarginazione e ce le fa percepire tenere e quotidiane. Vicine con il loro carico di sofferenze e di sfida, di disperazione e di dolore, nella ricerca senza fine di una vita altra.