Affrontando il complesso rapporto tra modello culturale e realizzazione stilistica, il volume mostra come la scelta di un istituto metrico nasca sempre da una volontà di sabotaggio.
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Muovendo dalla presentazione delle varietà assunte dal sonetto nella tradizione letteraria italiana, vengono messe a fuoco le modalità di sovversione metrica nella poesia novecentesca, sino all'estremismo stilistico di Giorgio Caproni, per cui il sonetto è una tecnica per non respirare, un mezzo per trattenere la morte. L'esemplificazione dimostra che l'adozione della forma chiusa non è mai un gesto autosufficiente, ma il prodotto di un lungo negoziato fra tradizione, convenzione ed esperimento: quanto più stretti sono i vincoli metrici, tanto più forte è la spinta all'eversione, e la poesia verifica tutte le possibilità di una scrittura in libertà vigilata.