Viviamo costantemente all'incrocio tra le molte diversità del mondo naturale e sociale senza accorgerci che proprio in quelle diversità, oggi gravemente minacciate, risiede l'unica opportunità di incamminarci verso un futuro migliore.
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C'è un che di affascinante e forse di enigmatico in questa prognosi basata su una «legge di natura» che vede nel pluralismo su piccola e grande scala la sola via per raggiungere una sostenibilità umana ed ecologica. La miopia collettiva di questi ultimi decenni ha impedito non solo di rimettere ordine nelle nostre relazioni con l'ambiente e con noi stessi, ma anche di prendere coscienza degli effetti che la cosiddetta «crescita» del mondo occidentale ha sortito nei sistemi naturali e nei sistemi agricoli del pianeta. Secondo alcuni dati presentati in Biodiversità e beni comuni, il debito dei paesi ricchi nei confronti delle risorse naturali è sempre più iocolmabile e mina anzitutto le possibilità di sopravvivenza e approvvigionamento alimentare della parte più debole dell'umanità. La biodiversità ci sta comunicando che non siamo buoni custodi della Terra, né siamo figli rispettosi del multiforme patrimonio di lingue, culture e tradizioni che il genere umano ha costruito nel corso di millenni con la forza plasmatrice dell'ambiente. Malgrado gli oltre 10.000 anni che ci separano dalla prima rivoluzione globale interamente guidata da Homo sapiens - la «rivoluzione agricola» -, durante Ì quali la nostra specie ha consolidato la sua strabiliante egemonia biologica sugli altri esseri, non siamo riusciti a comprendere che la chiave del successo di ogni manifestazione della vita è racchiusa nella diversità di cui essa è madre e figlia allo stesso tempo. Nelle intenzioni di Carlo Modonesi e Gianni Tamino è evidente il richiamo al buon senso della ragione, accompagnato da un lucido sforzo di definire un panorama semantico sorprendentemente sfaccettato. Biodiversità è parola ormai gravida di mille sfumature che spesso trascendono la sua connotazione primaria: quella biologica. Questa originale raccolta di saggi ci spinge a riconsiderare dal principio il modo di rapportarci con la realtà naturale, con i nostri simili, con la cultura, per arrivare a riformulare le possibili forme organizzative del futuro e persino il nostro stesso «sentire». Gli esseri umani hanno bisogno di rispolverare tutto il repertorio di intelligenza, creatività e responsabilità di cui sono capaci. Un primo passo perché le diversità non vengano risucchiate nel gorgo dell'omologazione e diventino finalmente un bene comune. La Fondazione Diritti Genetici è un organismo di ricerca e comunicazione sulle biotecnologie. Nata nel 2007 come evoluzione delle attività del Consiglio dei Diritti Genetici, la Fondazione promuove e organizza ricerca scientifica indipendente e comunicazione sociale sul tema dell'innovazione biotecnologica, riservando particolare attenzione alle sue implicazioni ambientali e sociali, http://www.fondazionedirittigenetici.org