In una Bottegha vicina al Vescovato mostrasi un Ucello giammai vedutosi il Simile, alto da’ piedi al Capo più di quattro braccia, occhi grandi, Orechie simili alle humane, becco a guisa d’Anitra.
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collo assai longo, d’avanti senza penne, così le Coscie nude, li piedi con onghia fessa come i di Bue, le penne del petto e corpo bianche, segnate leggermente di nero; delle ale longhe e bianche, che si mettono attorno il Capello per ornamento. forte che sostiene un Uomo gettatosi a traverso. Giotto del pane, e della Carta e però gettasi al bianco, così de’ Verzi, che in tre e quatro beccate se ne mangia una ben grande, vedendosi passar il Cibo che divora dalla bocc‘a al petto per il Canella del longo suo Collo. Li Padroni di quest’Animale dicono averlo comperato in Venezia da un Gentilommo a cui fu portato in dono; per vederlo pagasi due Soldi.
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PAVU1@Università Pavia. Biblioteca di Studi Umanistici