Oltre ai libri, il gatto "soprattutto - osserva Pietro Citati - adora le penne stilografiche. Quando scrivete, potete esser certi che presto balzerà sulla tavola o sul leggio, e si avvicinerà a voi, affascinato dai segni che la vostra mano lascia sulla carta bianca". Tra scrittori e gatti il feeling, la reciproca simpatia, è sempre stato notevole.
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In virtù delle numerose poesie che ai gatti ha dedicato, il nome di Charles Baudelaire è forse il primo che viene alla mente: ma la compagnia è affollata. I francesi, in effetti, sono i più numerosi: il filosofo Michel de Montaigne, Victor Hugo, Dumas, Emile Zola, Guy de Maupassant, Teophile Gautier, Pierre Loti, Jules Renard, Colette, Apollinaire, Rostand (è un bel gattino nero oltremodo irrequieto/ sul tavolo lo lascio giocare assai sovente/ ogni tanto si viene a sdraiare discreto/ e lo diresti quasi un fermacarte vivente). Ma, naturalmente, non solo i transalpini devono essere annoverati tra quanti hanno dedicato al mondo felino affetto e attenzione. Ecco infatti che il "catalogo" prosegue: Yeats, Eliot, Burroughs, Bohumil Hrabal, Doris Lessing, Neruda, Jun'ichiro Tanizaki. Tra gli italiani, Giorgio Manganelli, Alberto Bevilacqua, Gina Lagorio, Emilio Cecchi, Elsa Morante, Elèmire Zolla. Questa antologia, che Alessandro Paronuzzi ha compilato con la collaborazione di Emanuela Luisari, è arricchita da una prefazione e dieci saggi con cui gli autori descrivono in modo forse definitivo il meraviglioso feeling tra gatti e scrittori poeti.