Il volume è una documentata narrazione dell'attività corsara che caratterizzò le acque e le coste del Mediterraneo dal Cinquecento all'inizio dell'Ottocento.
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Chiarito che i corsari non erano pirati, cioè predoni, ma una sorta di guerriglieri del mare che agivano con patenti statali, l'autore mostra come la guerra di corsari sia stata condotta essenzialmente fra le sponde cristiana e musulmana del Mediterraneo. I corsari erano in larga parte maghrebini con basi soprattutto ad Algeri, Tunisi e Tripoli, ma anche l'impero ottomano usò largamente i corsari. Sul fronte opposto operarono come corsari i Cavalieri di Malta, e quelli di Santo Stefano basati a Livorno. Bono descrive gli usi della guerra corsara e ne ripercorre le vicende principali, approfondendo fra l'altro la poco conosciuta attività dei corsari europei (basati a Lipari, a Finale e in tanti altri porti francesi e spagnoli) contro gli stessi europei. Infine racconta come veniva spartito il bottino e come era organizzato il commercio delle prede e degli schiavi
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PAVU1@Università Pavia. Biblioteca di Studi Umanistici