Sono trascorsi dieci anni dall'inizio della «grande crisi». Un cataclisma che ha riorientato i consumi delle famiglie. Al punto che possiamo parlare di un nuovo consumatore, che si distacca in tanti modi dal passato. È cambiato il carrello della spesa, dove si trovano alimenti pronti e frutta bio, dove aumentano i prodotti destinati a cani e gatti e diminuiscono quelli per i bambini.
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Ed è cambiato il modo di fare acquisti; il rito della spesa grossa settimanale all'ipermercato è stato abbandonato per puntare sulla diversificazione dei luoghi di acquisto. Si sono modificate le scelte, che oggi premiano i prodotti e i servizi legati al tempo libero e benessere personale. In una parola, all'esperienza. Non solo: alcuni beni, in passato ritenuti fondamentali, hanno perso, almeno in parte, il loro valore simbolico. L'auto, per esempio: per i ventenni non è più uno status symbol. Il suo posto è stato preso dalla tecnologia: meglio uno smartphone di ultima generazione (con cui informarsi, condividere, chattare) della patente. Sono solo alcuni dei temi che attraversano il libro. Gli argomenti (e gli interrogativi) sono tanti. Certo è che il consumatore di oggi è molto diverso da quello pre-crisi e, se anche i redditi tornassero ai livelli dei primi anni 2000, gli acquisti non sarebbero più gli stessi. Insomma, indietro non si torna. La crisi economica, congiunta alle nuove spinte culturali, ha ridisegnato la geografia dei consumi. Sta a noi trovarne le coordinate
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PAVU1@Università Pavia. Biblioteca di Studi Umanistici