Nell’ambito del nuovo indirizzo dell’ermeneutica dantesca, che sottolinea la necessità di uno studio approfondito che chiarisca i nessi con altre tradizioni simboliche ed esegetiche, questa ricerca evidenzia il sostrato, di base neoplatonica, attivo come sforzo di auto-comprensione intellettuale, comune alla mistica ebraica e a quella cristiana.
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Il lavoro propone una lettura in cui, più che un maturarsi progressivo del pensiero dantesco, le diverse opere rappresentano gli stadi successivi dell’iter mistico che il poeta intende esemplificare: la salita al primo gradino della scala mistica con la Vita Nuova, che, frutto di una riorganizzazione matura da parte del poeta dei propri componimenti giovanili, si pone come illustrazione delle tecniche impiegate per ascendere alle altezze di un’estasi intravista ma poi sfuggita, poiché il mistico non si è ancora adeguatamente preparato ad un contatto più duraturo; la stasi, che permette, con il Convivio, di tratteggiare l’importanza di un temporaneo percorso alternativo volto, sotto l’egida della Sapienza, ad acquistare tutte quelle doti che sole potranno porre il mistico in grado di rafforzare il proprio io interiore; e la finale ascesa al gradino più alto con la Commedia, dove il mistico guadagna l’accesso alle massime altezze metafisiche consentite all’uomo, acquistando, come dono particolare della Grazia divina, facoltà profetiche. Questo studio, che usa le teorie della qabbalah ebraica come chiave per l’apertura del livello anagogico, si presenta come un punto di riferimento essenziale a chiunque si occupi di questioni di esegesi del testo dantesco, contribuendo ad aprire nuovi orizzonti interpretativi anche agli studiosi della civiltà cortese e del dibattito ermeneutico in epoca medievale.