Il volume è un'analisi dei fatti, del pensiero e delle pratiche scientifiche legate al sapere geografico presso l'Università di Pavia, da fine Ottocento agli anni Ottanta del Novecento.
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La ricerca infatti identifica Pavia come uno dei centri principali di sviluppo della Geografia in Italia, con eminenti protagonisti quali Vittore Bellio, Mario Baratta, Bruno Castiglioni, Mario Ortolani, Roberto Pracchi e Aldo Pecora. Un ruolo fondamentale nella formazione degli studenti e delle nuove leve della Geografia italiana è riconosciuto a Bellio e Ortolani. Bellio fu essenziale nell'impostazione scientifica delle ricerche condotte da Gabriele Grasso e Alberto Magnaghi. Ortolani riuscì a formare una vera e propria "scuola pavese" di geografi, con la costituzione di un Istituto di Geografia: qui Aldo Pecora, Piero Dagradi, Giampiero Cotti Cometti e Pier Luigi Beretta compirono le loro importanti esperienze scientifiche, in un'ottica internazionale. Purtroppo la scuola geografica pavese ebbe un ciclo di vita breve, iniziato nel secondo Dopoguerra e interrotto dallo stesso Ortolani con il suo volontario passaggio a Bologna nella seconda metà degli anni Sessanta. La morte prematura di Pecora, richiamato a ricoprire la cattedra, non permise il riprendersi di quel ciclo.