Tramontata la fiducia in una spiegazione comportamentistica, un gruppo di filosofi australiani propose negli anni Sessanta una teoria dell'identità tra stati mentali e stati fisici cerebrali. Contro questi materialisti si levarono ben presto le voci dei funzionalisti con la tesi che la mente non è realizzata fisicamente, ma svolge le funzioni del programma di un computer.
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Il funzionalismo, però, non è riuscito ad affermare una terza via tra riduzionismo e dualismo. La fine degli anni Settanta ha visto poi l'ingresso delle neuroscienze in un dibattito che era stato tipicamente filosofico. La prospettiva adottata in questo volume auspica una limitazione delle pretese della neurofisiologia, senza incorrere nel dualismo.