Quando si voglia conoscere, descrivere, costruire intorno a un dato tema un’argomentazione dialettico-retorica, lo strumento indispensabile è quello che Aristotele chiama synoran, ovvero la facoltà di vedere quel tema con uno sguardo d’insieme. Una prerogativa che però non deve essere pensata come esclusiva del filosofo.
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Il volume mette a fuoco la funzione che Aristotele assegna a questa facoltà di comprensione e rappresentazione sintetica della realtà nello spazio dell’azione concreta del politico, del retore e del giudice. Quando si voglia conoscere, descrivere, costruire intorno a un dato tema un’argomentazione dialettico-retorica, lo strumento indispensabile è quello che Aristotele chiama synoran: è la facoltà di vedere quel tema con uno sguardo d’insieme. Sbaglieremmo a considerare la facoltà del synoran come una prerogativa esclusiva del filosofo che rivolge il proprio impegno conoscitivo a una solitaria attività di creazione intellettuale. Il politico come il retore, il giudice come lo storico sono ugualmente chiamati a vedere la realtà in un’ottica complessiva e perciò a potenziare la facoltà della visione globale. «Tutti entro un certo limite si impegnano a esaminare e sostenere un qualche argomento, o a difendersi e ad accusare» considera Aristotele al principio della Retorica e la facoltà del synoran appare certamente parte integrante di quel sillabario della ragione che Aristotele giudicava indispensabile strumento di conoscenza e di persuasione. Negli organi decisionali, in assemblea o nei tribunali popolari, la facoltà di vedere e far vedere la realtà attraverso una visione unitaria e sintetica è, secondo Aristotele, risorsa essenziale dell’argomentazione retorica. Gli scritti riuniti in questo volume mettono a fuoco la funzione che Aristotele assegna a questa facoltà di comprensione e rappresentazione sintetica della realtà nello spazio dell’azione concreta del politico, del retore e del giudice.
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PAVU1@Università Pavia. Biblioteca di Studi Umanistici