Il progresso è un mito. Da quando Prometeo ha donato il fuoco agli uomini, ogni miglioramento ha comportato un nuovo problema da risolvere, un nuovo traguardo da raggiungere. Oggi, nel pieno di una delle crisi ideologiche più forti di tutti i tempi, quando si volge lo sguardo verso il futuro, si profetizzano solo catastrofi e disgrazie, senza il conforto di alcuna speranza.
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La politica è stata la prima ad accusare il colpo e anche la scrittura della storia, da sempre intrinsecamente progressiva, ha subito una battuta d'arresto. Un senso di impotenza e inutilità è stato trasmesso alle nuove generazioni, alimentando questo clima di stasi. Ma un bambino di Mumbai che chiede l'elemosina all'incrocio di due strade, vestito con una maglietta in acrilico del Barcellona, il cui primo problema è procurarsi un pasto e il cui sogno è possedere uno smartphone, cosa sarebbe giusto facesse per arginare il climate change? Quali responsabilità storiche ha, nello specifico, rispetto alle condizioni del pianeta? Perché, fin dalla sua nascita, è stato tradito dall'idea stessa del progresso? Siamo sopravvissuti al tramonto dell'Occidente? Ci siamo fatti una ragione della morte di dio? Abbiamo superato la fine dei tempi? Inquieti come sempre, siamo ancora qui a chiederci quale sia il senso della storia rispetto al nostro futuro. Cercando sempre nuove risposte.