“Concordare le storie” come fece Petrarca significava porre in primo piano la continuità dell’humanitas e rivivere sincronicamente l’antico. Fu un’operazione epocale da cui scaturì non solo un nuovo modo di intendere l’antichità ma anche una pletora di generi letterari nuovi che rimasero vitali per vari secoli.
[...]
Nacque una nuova scuola che stabilì il canone degli autori classici da imitare, fissando così dei paradigmi sul modo di conoscere il passato. Lentamente, però, questi paradigmi mutarono e la loro evoluzione segnò il passaggio dalla civiltà umanistica a quella razionalista del Settecento. La trasformazione fu promossa da alcune tendenze, note e meno note, che temperavano l’esaltazione degli antichi e proclamavano la superiorità dei moderni. L’entusiasmo per le concordanze delle storie, dopo avere a lungo trionfato, attraversò uno stadio di vischiosità in cui antico e moderno convivevano ma mostravano la tendenza a separarsi, e infine scomparve quando si impose la nozione che il mondo antico era veramente altro da quello moderno.