Il libro si compone di due saggi dedicati alla fraseologia e al lessico delle più importanti opere galileiane. Nel primo Patota individua e ricostruisce la fortuna di circa centoquaranta fra proverbi, locuzioni e parole coniate, usate o riusate da Galileo caratterizzate da un alto tasso di espressività.
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Ne risulta documentata la grande capacità dello scienziato di sfruttare in modo inimitabile tutte le risorse espressive del suo toscano. Nel secondo saggio sono censiti tutti i nomi d'azione in -mento e in -zione presenti nelle Lettere a Benedetto Castelli e a Cristina di Lorena, nel Saggiatore e nel Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo. Ne scaturiscono due liste, rilevanti non solo per la loro consistenza, ma anche per la qualità e la storia dei termini compresi. Di alcuni Galileo è l'inventore o il reinventore (non li conia ex novo ma li riusa attribuendogli un nuovo significato); altri li adopera per formare voci polirematiche inedite. La fitta presenza di questi termini nel dettato galileiano è da ricondurre da una parte alla tendenza alla nominalizzazione, tipica dei linguaggi scientifici; dall'altra all'anaforicità, che contribuisce alla progressione testuale.
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PAVU1@Università Pavia. Biblioteca di Studi Umanistici