Nell'ottobre del 1849, Gustave Flaubert (1821-1880), insieme all'amico Maxime Du Camp, parte per un viaggio in Oriente che lo porterà in Egitto, in Palestina, in Asia Minore, a Costantinopoli, in Grecia e in Italia: un lungo itinerario che per i primi otto mesi vedrà Flaubert risalire il Nilo fino alla Nubia.
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Da questa esperienza eccezionale, Flaubert ha riportato una fitta serie di appunti e di note, da cui intendeva trarre materiale per un romanzo che non scrisse mai. È tra il giugno e il settembre del 1851, poco prima di intraprendere la stesura di Madame Bovary, che Flaubert mette in campo tutte le sue energie per scrivere il resoconto del viaggio: un testo diretto, selvaggio, a volte folgorante, sempre sorprendentemente vero, in cui il giovane scrittore, ancora sconosciuto, fa la scommessa con se stesso di "dire tutto" e di registrare così i ricordi di questa che era stata per lui un'esperienza decisiva. Tuttavia, questo viaggio, che Flaubert considerava un monumento della memoria personale e le cui reminiscenze si ritrovano in tutta la sua opera di romanziere, fu pubblicato solo dopo la sua morte, in una versione ricostruita ex-novo dalla sua ereditiera Caroline Franklin-Grout, che fornì all'editore una copia "arrangiata", spesso difettosa e ampiamente espurgata di tutto ciò che avrebbe potuto offendere la correttezza. Da allora, a causa della mancanza di accesso al manoscritto originale, tutte le edizioni di quest'opera hanno continuato a riprodurre un testo rielaborato e incompleto dal quale, ahimè, erano scomparsi interi frammenti, eventi eccessivamente inappropriati e, naturalmente, alcuni dettagli "audaci" della vita erotica di Flaubert... Fortunatamente la storia ha fatto sì che questo manoscritto, andato perduto dopo la morte di Caroline nel 1930, sia recentemente riemerso. È da questo documento che è stato possibile ricavare per l'edizione qui presentata.