Ignorando il politicamente corretto un trentacinquenne nero della classe media, cresciuto quando ancora c'era l'apartheid, l'autore ci intrattiene con le sue idee sulla società sudafricana contemporanea.
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Senza falsi pudori il protagonista varca di continuo le frontiere razziali e passa al microscopio lo strano miscuglio di popoli e culture che i sudafricani chiamano casa: dall'educazione dei figli ai taxi collettivi, dal rapporto uomo-donna all'idea di democrazia, dalla politica alla criminalità urbana. Il linguaggio, volutamente provocatorio, è quello di un uomo medio un po' ottuso, maschilista e vagamente qualunquista.