Nel settembre del 1740, la nave armata di Sua Maestà Britannica Wager, sotto il comando del Commodoro Anson e con un equipaggio di duecentocinquanta fra ufficiali e marinai, viene segretamente inviata in Sudamerica per dare la caccia, abbordare e depredare un galeone spagnolo noto come il «trofeo di tutti gli oceani».
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Ma dopo aver doppiato Capo Horn, la Wager fa naufragio sulle coste di un'isola deserta dove sbarcano i pochi sopravvissuti. Di fronte alla pressoché totale assenza di risorse vitali e immersi una natura assolutamente ostile, gli uomini vivono in uno stato selvaggio tra episodi di cannibalismo, omicidi e tentativi di ricostruire una parvenza di società civile. E mentre il mondo intero è convinto che la Wager sia scomparsa con tutto il suo equipaggio, una trentina di uomini su una scialuppa malandata ricompare lungo le coste del Brasile ben duecentottanta giorni dopo il naufragio, seguita, tre mesi più tardi da un'altra che approda in Cile con tre disperati. Ma una volta rimpatriati, per tutti loro incomincia un'altra lotta per la vita, questa volta di fronte alla corte marziale, a colpi di racconti e testimonianze contrastanti su che cosa sia veramente successo su quell'isola, su quali tradimenti e quali crimini siano stati compiuti da alcuni «sudditi di Sua Maestà» al di fuori della loro patria e della loro civiltà. Il naufragio della Wager è una storia epica di sopravvivenza e vita in comune in condizioni estreme, raccontata da uno dei maggiori autori di narrative non-fiction. Il racconto di Grann, che ricrea il mondo segreto di una nave da guerra inglese, fa a gara con i romanzi di Patrick O'Brian; la descrizione delle disperate condizioni dei naufraghi rivaleggia con libri come Endurance; e la descrizione della corte marziale ha il sapore di un thriller di Scott Turow.