Gli investimenti esteri costituiscono un fondamentale elemento della strategia di sviluppo degli Stati.
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La dimensione di sostenibilità dello sviluppo richiede però che tutti gli operatori economici, in particolar modo gli investitori stranieri, non si concentrino esclusivamente sugli aspetti finanziari e sulla massimizzazione dei profitti ma che tengano anche conto della dimensione ambientale e dell'impatto sociale delle proprie attività. Tuttavia, gli accordi internazionali sugli investimenti sono tradizionalmente limitati negli scopi e nelle disposizioni alla protezione degli interessi privati da comportamenti abusivi o discriminatori da parte degli Stati, senza imporre obblighi corrispondenti agli investitori: anche la prassi arbitrale ha dimostrato un tendenziale disinteresse verso valori e esigenze generali di carattere non economico. Di recente, però, gli Stati e le Organizzazioni regionali di integrazione economica hanno iniziato a considerare lo sviluppo sostenibile come il paradigma della propria cooperazione in materia di investimenti, includendo riferimenti diretti a questo principio, utili per meglio interpretare gli obblighi previsti dai trattati. Nei trattati più recenti sono state elaborate clausole convenzionali che riaffermano il potere degli Stati di regolare liberamente le operazioni economiche che si svolgono nel proprio territorio e disposizioni che impongono obblighi di diligenza in capo agli investitori, superando anche alcuni tradizionali limiti del diritto internazionale. L'obiettivo di questo volume è analizzare le prassi convenzionali bilaterali e regionali per valutare se queste disposizioni possono contribuire al raggiungimento del fine dello sviluppo sostenibile.
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PAVU3@Università Pavia. Biblioteca di Giurisprudenza