Dal vastissimo panorama della poesia degli anni Venti, Trenta e Quaranta del Novecento, questo libro isola quattro casi di poeti a confronto con gli antichi, greci e latini: Cardarelli, Ungaretti, Quasimodo, Saba.
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Il confronto con l'antico scaturisce dall'urgenza di un sentimento tutto moderno del tempo e della storia – persino della cronaca – che reagisce contro l'immagine apparentemente statica e riposante dei classici. Ma la staticità è illusoria, e l'antico è specchio delle più nuove inquietudini. Il punto di riferimento sono i classici, ma mediati – lo si scopre per tutti questi poeti – dall'opera dei grandi traduttori, da Caro a Monti, e soprattutto dalla sensibilità di coloro che per primi avevano sondato le incerte sorti delle “favole antiche” nella modernità: Foscolo e Leopardi.